martedì 27 ottobre 2015

“La mazzetta” e Valerio Varesi: un binomio azzeccatissimo

“La mazzetta” e Valerio Varesi. Un binomio azzeccatissimo, tra il titolo di una cena con delitto andata in scena domenica sera alla Contrada San Martino di Sant’Elpidio a Mare, ed un bravissimo scrittore che ha dato alle stampe un libro di rara potenza e lucidità, Lo stato di ebbrezza, in cui si racconta il viaggio nelle maglie della grande ubriacatura che ha scassato l’Italia negli ultimi trenta anni. “La mazzetta” diviene l’emblema di quell’Italia corrotta, sfinita, cialtrona, che ha svenduto se stessa in nome di una ricchezza materiale, da godere subito e, per questo, sostanzialmente effimera ed anzi capace di bruciare il futuro.
 
Valerio Varesi in primo piano con Vinicio Amurri, alias Don Mario Tampone
Domenico Nanni, il protagonista ideato da Varesi, è artefice e vittima di questa grande ubriacatura: dalle illusioni eroiche degli anni ’70 di chi voleva cambiare il mondo, si approda alle più comode e felici sponde di chi scopre quanto sia più “morbido” adagiarsi sul velluto, e cominciare ad assaporare il piacere dell’illusione, inserendosi nei gangli di un meccanismo corruttivo che macina le risorse di un paese, fisiche e morali, a vantaggio di alcuni, alimentando però l’illusione che la ricchezza sia a portata di mano ed accessibile a tutti: dipende dalla furbizia, dalla scaltrezza, dalla disonestà, troppo spesso ammantata di un senso di ineluttabilità di ispirazione machiavellica per cui non si può che far così. Ed ecco allora l’ascesa del rampantismo in politica e negli affari, la Milano da bere, l’era dei “mariuoli” (Poggiolini e Chiesa sopra tutti) che poi diviene “regola” generale, sbandierata da Craxi in Parlamento. E chi non sposa apertamente l’ubriacatura comunque s’improfuma, come scrive Varesi, di “quel puzzolente spirito italiota del consenso silenzioso dato da dietro le persiane che è la garanzia dei regimi più solidi, da Mussolini ai democristiani fino a Berlusconi…”.
Varesi con due dei vincitori della cena con delitto
Una scrittura che non dà fiato, non una parola superflua; una rigida autopsia condotta su un corpo morente; un realismo cinico, ma ossessivamente lucido; una raffica di nefandezze, materiali e spirituali, che sfociano in una sorta di confessione finale covata fino all’eccesso e poi sparata fuori come una cataratta che si apre improvvisamente, nella consapevolezza che la redenzione, per Nanni e tutti quelli come lui, non arriverà mai. Un Varesi ai più alti livelli per un libro che è una lezione, di vita e di scrittura.
 
Valerio Varesi con Carlo Pagliacci
Tornando alla cena con delitto, apprezzamento generale del numeroso pubblico presente alla Contrada San Martino: gli attori di Partinquinta, compagnia ufficiale del festival GialloMare, si confermano dei veri mattatori della scena. Da Gloria Capriotti a Cristian Chiodi, da Meri Napoleoni a Vinicio Amurri, da Stefania Castellucci a Giampiero Catalini, tutti perfettamente calati nei personaggi di una trama avvincente e divertente, almeno a sentire i commenti dei partecipanti. Varesi, oltre a presentare il suo libro, ha giocato e scherzato con il pubblico partecipando anche alla scelta dei testimoni tra i commensali. Ottima anche la cucina proposta dai cuochi contradaioli. L’appuntamento per GialloMare è a venerdì prossimo, 30 ottobre, sempre a Sant’Elpidio a Mare, stavolta presso la Contrada Santa Maria per una cena con delitto inedita, “Delitto al Victoria”, impreziosita dalla presenza di un altro straordinario scrittore, il napoletano Antonio Menna. Ma di lui e del suo libro, “Il mistero dell’orso marsicano ucciso come un boss ai quartieri spagnoli” (Edizioni Guanda), parleremo più avanti…

Nessun commento:

Posta un commento