“La mazzetta” e Valerio Varesi.
Un binomio azzeccatissimo, tra il titolo di una cena con delitto andata in
scena domenica sera alla Contrada San Martino di Sant’Elpidio a Mare, ed un
bravissimo scrittore che ha dato alle stampe un libro di rara potenza e
lucidità, Lo stato di ebbrezza, in
cui si racconta il viaggio nelle maglie della grande ubriacatura che ha
scassato l’Italia negli ultimi trenta anni. “La mazzetta” diviene l’emblema di
quell’Italia corrotta, sfinita, cialtrona, che ha svenduto se stessa in nome di
una ricchezza materiale, da godere subito e, per questo, sostanzialmente
effimera ed anzi capace di bruciare il futuro.
Valerio Varesi in primo piano con Vinicio Amurri, alias Don Mario Tampone |
Domenico Nanni, il protagonista ideato
da Varesi, è artefice e vittima di questa grande ubriacatura: dalle illusioni
eroiche degli anni ’70 di chi voleva cambiare il mondo, si approda alle più
comode e felici sponde di chi scopre quanto sia più “morbido” adagiarsi sul
velluto, e cominciare ad assaporare il piacere dell’illusione, inserendosi nei
gangli di un meccanismo corruttivo che macina le risorse di un paese, fisiche e
morali, a vantaggio di alcuni, alimentando però l’illusione che la ricchezza
sia a portata di mano ed accessibile a tutti: dipende dalla furbizia, dalla
scaltrezza, dalla disonestà, troppo spesso ammantata di un senso di
ineluttabilità di ispirazione machiavellica per cui non si può che far così. Ed
ecco allora l’ascesa del rampantismo in politica e negli affari, la Milano da bere, l’era dei “mariuoli”
(Poggiolini e Chiesa sopra tutti) che poi diviene “regola” generale,
sbandierata da Craxi in Parlamento. E chi non sposa apertamente l’ubriacatura comunque
s’improfuma, come scrive Varesi, di “quel puzzolente spirito italiota del
consenso silenzioso dato da dietro le persiane che è la garanzia dei regimi più
solidi, da Mussolini ai democristiani fino a Berlusconi…”.
Varesi con due dei vincitori della cena con delitto |
Una scrittura che non dà fiato, non
una parola superflua; una rigida autopsia condotta su un corpo morente; un
realismo cinico, ma ossessivamente lucido;
una raffica di nefandezze, materiali e spirituali, che sfociano in una
sorta di confessione finale covata fino all’eccesso e poi sparata fuori come
una cataratta che si apre improvvisamente, nella consapevolezza che la
redenzione, per Nanni e tutti quelli come lui, non arriverà mai. Un Varesi ai
più alti livelli per un libro che è una lezione, di vita e di scrittura.
Valerio Varesi con Carlo Pagliacci |
Tornando alla cena con delitto,
apprezzamento generale del numeroso pubblico presente alla Contrada San Martino:
gli attori di Partinquinta, compagnia ufficiale del festival GialloMare, si
confermano dei veri mattatori della scena. Da Gloria Capriotti a Cristian
Chiodi, da Meri Napoleoni a Vinicio Amurri, da Stefania Castellucci a Giampiero
Catalini, tutti perfettamente calati nei personaggi di una trama avvincente e
divertente, almeno a sentire i commenti dei partecipanti. Varesi, oltre a
presentare il suo libro, ha giocato e scherzato con il pubblico partecipando
anche alla scelta dei testimoni tra i commensali. Ottima anche la cucina
proposta dai cuochi contradaioli. L’appuntamento per GialloMare è a venerdì
prossimo, 30 ottobre, sempre a Sant’Elpidio a Mare, stavolta presso la Contrada
Santa Maria per una cena con delitto inedita, “Delitto al Victoria”,
impreziosita dalla presenza di un altro straordinario scrittore, il napoletano
Antonio Menna. Ma di lui e del suo libro, “Il mistero dell’orso marsicano
ucciso come un boss ai quartieri spagnoli” (Edizioni Guanda), parleremo più
avanti…
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